Nello stesso momento anche Oscar
era coricata. Aveva indossato la camicia di André come se fosse
una protezione; pensò per un istante al suo amico, chiedendosi cosa
stessa facendo. Non si erano neanche salutati: chissà cosa aveva
pensato vedendola andare via. Prima di riuscire a trovare una risposta,
si abbandonò al sonno.
“Oscar… Oscar…” diceva una
voce “… vieni…”. Oscar si alzò, aprì la porta della sua camera
e iniziò a percorrere lunghi corridoi. “Oscar, sono qui…” “Dove
sei? Perché non ti fai vedere?”. Delle braccia possenti la cinsero
da dietro. Oscar trattenne il respiro: era in preda al panico più
totale. La presenza dietro di lei la fece voltare: un volto si intravedeva,
un volto… conosciuto, amico… “André! Ma..!” lui la mise a tacere
con un languido bacio al quale Oscar non tardò a rispondere. Improvvisamente
si trovò sul letto; André sopra di lei, l’accarezzava e la
baciava sussurrandole parole d’amore. I baci, le carezze, le parole, la
confondevano e le impedivano di ragionare razionalmente; non capiva più
cosa stesse facendo “Ti… amo…” disse lei.
Oscar si svegliò; i
capelli scompigliati, le lenzuola spiegazzate.
“Che… cosa…?”
Si alzò dal letto e
andò nella stanza accanto che fungeva da bagno per lavarsi il viso.
Si guardò:
“Ma cosa mi sta succedendo?!”
poi, come se ricordasse qualcosa da lungo tempo dimenticata “E’ possibile
che… che io mi sia innamorata di André, a tal punto da desiderarlo?”.
La rivelazione la sconvolse
così tanto che dovette sedersi.
“Starò per un po’ di
tempo qui in Normandia. Ci vogliono ancora due settimane prima che assuma
il nuovo comando; manderò una lettera a mio padre per avvisarlo
della mia decisione”.
Prese un foglio di carta, penna
e calamaio e iniziò a scrivere:
Caro Padre,
forse non dovrei mandarvi
questa lettera dopo la reazione che avete avuto nel sapere della mia decisione;
vi comunico che rimarrò qui in Normandia più del previsto
perché ho bisogno di riposarmi. Non ci dovrebbero essere problemi
a Versailles visto che assumerò il comando delle truppe dei Soldati
della Guardia il 15 aprile, fra due settimane circa. Dite a Nanny di non
preoccuparsi.
Au Revoir
Oscar
La lettera arrivò a Palazzo
Jarjayes tramite un messaggero esattamente due giorni dopo. André,
dopo aver saputo dell’arrivo della lettera di Oscar, aveva chiesto alla
nonna di fargliela leggere. La prese tra le mani e salì in fretta
nella sua camera: chissà se aveva scritto anche di lui, se gli aveva
mandato un messaggio. Niente, Oscar non aveva neanche minimamente parlato
di lui nella lettera.
“In fin dei conti, che cosa
mi aspettavo? Che mi dicesse che gli manco?”.
I giorni passavano e Oscar,
durante le sue cavalcate e le sue passeggiate in riva del mare, aveva avuto
modo di riflettere e di capire cosa provava o meglio, cosa stava cominciando
a provare per il suo migliore amico. Durante la notte, si ritrovava spesso
a pensare a lui, a desiderare di volerlo accanto a sé.
“Non ci sono dubbi, sono proprio
innamorata” si disse una notte. Era un po’ strano parlare di André
e di Amore allo stesso tempo; certo, da sempre Oscar era stata in sua compagnia
ed era ovvio che tra i due ci fosse un sentimento forte, ma l’amore… era
un po’ strano, forse. Molto spesso, guardandosi allo specchio, si chiedeva
se quella donna riflessa fosse lei o qualcun’altra che le avesse rubato
la sua immagine.
I giorni passarono in fretta.
Oscar, su César, galoppava veloce: non vedeva l’ora di tornare a
casa e riabbracciare tutti, riabbracciare André. Quelle due settimane
erano state un supplizio per lei ma aveva comunque voluto rimanere perché
doveva abituarsi a convivere con i suoi sentimenti, che all’inizio la spaventavano.
Ma adesso stava bene e César correva come impazzito verso Palazzo
Jarjayes. Era partita un giorno prima rispetto alla data prestabilita perché
non poteva più resistere ed inoltre perché voleva fare una
sorpresa a tutti. Il tiepido sole primaverile la riscaldava mentre i pensieri
e i ricordi tornavano come per magia da un lontano passato troppo a lungo
dimenticato. Le risate cristalline di due bambini che giocavano a rincorrersi
attorno ad una maestosa quercia, le gambe imperlate d schizzi d’acqua a
causa del cavalcare in mezzo ai piccoli ruscelli.
“Avanti César corri,
corri più forte che puoi!” (2)
André quella mattina
si era alzato molto presto; la giornata che si prospettava a nascere doveva
essere bellissima a giudicare dal cielo limpido e sgombro di nubi. A Parigi,
mentre commissionava alcuni libri per il Generale, aveva per caso incontrato
Alain. Parlarono per un po’:
“Sai André, la mia piccola
Diane si sposa”
“Davvero?”
“Si. Un tizio, un nobile decaduto,
ha chiesto la sua mano”
“Sono contento per te, Alain”
“Ma che contento! Mi porteranno
via Diane; dovrei essere contento secondo te? A proposito, come vanno le
cose con Oscar?”
“ Come vuoi che vadano; due
settimane fa è partita per la Normandia”
“André, tu sei proprio
fissato con questa Oscar: scommetto che non hai mai…”
“No” rispose con un filo di
imbarazzo
“Non preoccuparti, non c’è
niente di male; non è facile per un uomo resistere a certi impulsi”
disse dandogli una pacca sulla spalla “vuol dire che il tuo è vero
amore”.
Si salutarono e ognuno se ne
andò per la sua strada.
André tornò a
palazzo, consegnò i libri ad una cameriera, che si sarebbe preoccupata
di sistemarli. Chiese a Nanny se aveva bisogno di lui per qualche cosa:
“Sei sempre uno scansafatiche!
No, non ho bisogno di te, comunque vedi che fra qualche ora il pranzo sarà
servito, quindi non ti allontanare”
“No nonna, stai tranquilla”
disse sorridendo per la reazione di sua nonna.
Uscì all’aperto e fece
un lungo respiro:
“Non vedo l’ora che sia domani”.
Montò Artaq e lentamente
si allontanò dal palazzo per fare una passeggiata: solo in poche
occasioni si era ritrovato a cavalcare da solo, forse tre o quattro volte,
perché era sempre insieme ad Oscar. Mandò il cavallo al galoppo.
Corse per lungo tempo, attraversando verdi prati fino a quando vide una
figura in lontananza, una figura in movimento… su un cavallo.
“Ma è mai possibile
che…? Che sia proprio…?” disse mentre il suo cuore cominciava a battere
più velocemente. Si avvicinò per vedere meglio: si, era proprio
lei. Le andò incontro. Oscar, da lontano, si accorse di André
e, anche lei, non resistette ad andargli incontro. César e Artaq
correvano, sempre più vicino, sempre più vicino…
“Oscar…”.
“Ciao André”.
« Ciao »
Non riuscivano a parlare, tanta
era l’emozione e la gioia di entrambi.
“Beh… ti accompagno…”
“Si, andiamo”
Stavolta era André che
la precedeva, in silenzio: avrebbe voluto gridare la sua felicità
al mondo intero, ma non era il caso…
Com’era bello André:
il viso e le braccia imperlate di sudore, le muscolose gambe lungo i fianchi
del cavallo, le mani forti che riuscivano a tenere le briglie con eleganza…
era come se stesse vedendo il suo migliore amico per la prima volta, come
non aveva mai fatto; era bellissimo, lo ammirava estasiata, lo desiderava,
lo amava.
(1)
Questa poesia non è mia, ma di una mia cara amica, nonché
compagna di classe Cinzia, che mi ha prestato gentilmente la sua creazione
per la ff.
(2)
E’ impensabile che Oscar faccia un viaggio dalla Normandia a Parigi
nel giro di una mattinata ma… fa niente, è solo una ff.
Fine
4° parte
Cetty